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Il Frantoio


L’ultimo tratto di strada che sale per la collina di San Leolino si snoda tra curatissimi oliveti che circondano il paese e degradano verdeggianti lungo le pendici.
Accanto al cipresso ed alla vite l’olivo è l’altra pianta che caratterizza ed identifica il paesaggio della collina di San Leolino.
L’olio, prezioso gioiello della produzione locale, ininterrotta nei secoli, fin dal tempo degli etruschi prima e dei romani poi, si riconosce per il caratteristico colore tendente al verde ed è apprezzato per il delicato, gradevole, fruttato, aromatico sapore e per i bassissimi valori di acidità.
L’olio di San Leolino è uno dei migliori della Toscana, per la cura particolare che i produttori locali dedicano alle loro piante ed al terreno che le ospita.
Gli oliveti sono della varietà Frantoio, Leccino, Moraiolo e Fiorentino.
I frutti vengono raccolti manualmente nel mese di novembre ed entro le ventiquattro ore sono sottoposti alla tradizionale lavorazione a macine.
Nell’Ottocento a San Leolino esistevano quattro frantoi o, come li chiamano qui, mulini da olio.
Sul finire dell’Ottocento il frantoio della Pieve, posto in posizione lontana ed isolata andò a fuoco ed il Pievano don Luigi Fabbri ne fece costruire uno nuovo, chiedendo il permesso a Papa Leone XIII.
Oggi di questo frantoio, non più in attività e purtroppo smantellato, resta il fabbricato attiguo all’Oratorio di San Michele Arcangelo e due macine appoggiate al muro esterno.





L’interno conserva una bella maiolica policroma della manifattura Ginori di Doccia dei primi del Novecento raffigurante la Madonna, sotto cui una targa in marmo recita “AERE BENEFICII ET ALOYSII FABBRI RECTORIS FUNDITUS EXTRUCTUM ET DEIPARAE IMMACULATAE DICATUM A.D.1904”.





Sul muro spiccano le scritte “ PULIZIA”, “ORDINE” e “RETTITUDINE”, mentre in fondo al locale il pavimento mostra i resti del basamento circolare della vasca sulla quale la grossa macina verticale girava, mossa da un asino, sopra quella più piccola posta orizzontalmente.





Un’idea di come poteva essere il meccanismo del frantoio di San Leolino è data dalla fotografia e dal disegno che seguono.





La porta del frantoio è tuttora chiusa da una vecchia chiave.





Si riporta qui di seguito il testo della perizia effettuata il 1 ottobre 1901 dall’ingegnere Lorenzo Canonici di Montevarchi e la bozza incompiuta della lettera indirizzata a Papa Leone XIII.
Questa perizia è un documento molto interessante sia sotto il profilo storico che documentario e permette di ricostruire un importante spaccato della vita “contadina “ della Pieve.


Perizia

Per la costruzione di un nuovo frantoio
nei beni della Chiesa di S. Leolino in
Comunità di Bucine



Anticamente la Pievania di S. Leolino, aveva un mulino da olio o frantoio lungo la via della fonte, poco fuori del paese, entro ai beni oggi Corsi.
Per causa ignota, detto mulino incendiò e tutto venne distrutto o guasto, tranne la caldaia di rame che anche oggi esiste ed è in stato da potersene servire.
L'attual rettore Rev.do Don Luigi Fabbri, ritenendo conveniente pel benefizio di avere un proprio frantoio per l'estrazione dell'olio, non solo per risparmiare molende, ma molto più per evitare il caso non raro che, dovendo ricorrere al frantoio d'altri possidenti del luogo, precede che, in annate d'abbondanza, essi e con ragione, prima vogliono far l'olio proprio, poi quello degli altri e intanto le olive ammassate riscaldano e l'olio viene scadentissimo
con grave danno del padrone e del colono.
Di più fatte le olive proprie, può trovarsi un lucro facendo quelle d'altri.
Il luogo ove sorgeva il vecchio frantoio, cioè isolato e distante dalla canonica in luogo ristretto ed in mezzo a terreni d'altri proprietari, non sarebbe oggi indicato per più ragioni.
1°. Per ristrettezza di spazio che non si può ampliare.
2°. Perché fatto l'olio, sarebbe di necessità lasciare il locale vuoto e in balia di tutti senza sorveglianza diretta.
3°. Perché fatto il frantoio vicino alla canonica ed alla casa del colono, nella lunga epoca nella quale non si fa l'estrazione dell'olio, il frantoio rimane comodissimo per capanna, rimessa, legnaio od altro con vantaggio grandissimo, essendo la chiesa mancante di tale comodità.
Perciò verrebbe proposto di edificare il nuovo frantoio prossimo alla canonica e casa colonica, appoggiandolo alla parete esterna di ponente della Compagnia, occupando terreno della chiesa, sodivo nudo affatto di piante.
Con tale appoggio, la compagnia non viene deturpata, perché il nuovo fabbricato, d'aspetto regolare all'esterno, avrà la porta d'ingresso nascosta e dalla parte opposta alla porta della compagnia medesima, che rimarrà invece più asciutto e riparato.
L'accesso a questo nuovo frantoio si avrà direttamente da una via che è tutta di proprietà della chiesa: potremo raccogliere l'acqua dei tetti per servirsene nell'estrazione dell'olio e mandare lo spurgo a fecondare i sottostanti terreni olivati della chiesa, ed avremo il benefizio di avere attorno spazio sufficiente a volontà e tale da non avere o dare molestia alcuna; di essere contiguo al paese, ma libero all'esterno sui campi.
Il sottoscritto, esaminata la località, riconosce essere essa la più adattata del luogo sotto ogni rapporto.
La spesa per detta costruzione fra il locale e tutto il necessario corredo di pressa in ferro sistema moderno, tazza, macina, fornello, cassoni da olive e da sansa, deposito per acqua e tutto quanto occorre, ascenderà alla somma di L. 2656.35 come partitamente resulta dalla perizia qui annessa.
Per far fronte a tale spesa, il sudd. rettore proporrebbe l'atterramento di N. 120 piante di querce esistenti nel podere del - Bagni Dell'Ambra - di proprietà della Chiesa, nei cui vastissimi e antichi boschi ne esistono moltissime.
A tal'uopo un certo Vannini Santi, agente di beni, e molto pratico nel commercio dei legnami, ha percorsi i boschi segnando le querci che a suo parere sarebbe conveniente atterrare, senza danno della rendita dei boschi.
Dalla qui unita perizia Vannini resulta che atterrando N. 120 piante già segnate, si potrebbe rilevare una somma di L. 2839.40 più che sufficienti allo scopo.
Ed il sottoscritto avuta tale perizia Vannini, si è dato cura di recarsi sui luoghi ed ha constatato che realmente le querci segnate con numeri rossi progressivi per ogni appezzamento, sono scelte con giusto criterio, cioè prima le vecchie decadenti, poi quelle che non danno frutto in ghiande per essere troppo fitte e sempre in modo che al bosco resti sufficiente corredo di piante da rimpiazzare subito i vuoti lasciati dal taglio delle altre.
Sembra perciò al sottoscritto, che il progetto in complesso sia utile alla chiesa e meritevole d'approvazione per parte dell'autorità superiore.
Ciò è quanto ecc.

Mvarchi 1 Ottobre 1901

Il Perito
Ing. Lorenzo Canonici
Montevarchi


Bozza incompiuta della lettera diretta al Pontefice Leone XIII, inviata presumibilmente nel 1901.

"Beatissimo Padre
Il Sac. Luigi Fabbri Parroco della Pievania di S. Leolino in Diocesi d'Arezzo dimanda la facoltà di poter vendere 120 piante, valutate L. 2839, allo scopo di costruire un frantoio delle olive di cui la Chiesa è mancante, pel quale è stata prevista la somma di L. 2656.35.
Il residuo sarà rinvestito a favore della Chiesa.
Che ............................................................................................................................................"




Papa Leone XIII

Don Luigi Fabbri
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