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Candida Quirina Mocenni Magiotti e Niccolo´ Ugo Foscolo
Nel 1778 Agostino Regoli concede in sposa la figlia ventiquattrenne Teresa (a sinistra nel ritratto) al trentasettenne Ansano Mocenni, ricco mercante e banchiere senese. Nel 1781 a Siena, nel palazzo di famiglia "Ai ferri di S. Francesco", nasce Quirina.
Quirina cresce e si forma accanto alla madre, una donna attraente, di animo nobile, colta, intelligente, amante delle belle arti e delle lettere.
Il suo salotto è frequentato da aristocratici, professori, prelati, letterati ed intellettuali.
Si parla e si disputa di tutto e su tutto, storia, filosofia, scienze, letteratura, politica, si improvvisano madrigali, poesie, si spettegola sugli scandali del momento, sulle vicende piccanti della città e si intrecciano e si sciolgono amori e simpatie non sempre platoniche.
Nel salotto di Teresa si distinguono per assiduità il dottor Pietro Giacomo Belli, l´arciprete della Metropolitana Ansano Luti, pensatore, letterato, provveditore dell´Università di Siena, l´abate Giuseppe Ciaccheri, che diede notevole impulso alla rinascita culturale di Siena e che fondò la Biblioteca Pubblica, l´abate Candido Pistoi, l´abate Giovanni Maria Mugnaini, il cavalier Anton Maria Borgognini, il mercante e poeta Francesco Gori Gandellini che introdusse nel salotto Vittorio Alfieri, divenendone il più intimo amico, il cavalier Mario Bianchi, fattosi prete alla morte della moglie, amante della poesia e della letteratura, che ebbe varie volte Vittorio Alfieri ospite nella sua villa di Geggiano, e molti altri.
Tra Vittorio Alfieri e Teresa Mocenni nasce qualcosa di più di una tenera amicizia, ci sono amore e stima e l´Alfieri, tutte le volte che si trova a passare da Siena, non manca di fare una visita al salotto di Teresa e quando ella morrà, l´Alfieri non tornerà più in quella città.
L´Alfieri conosce a Firenze Luisa Stolberg. contessa d´Albany, moglie di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono d´Inghilterra. Giovane, bella, venticinquenne, Luisa accende il cuore del poeta di vera passione ed i due, dopo la morte del marito di lei, vivranno sempre insieme fino alla morte del poeta.





Vittorio Alfieri (1749-1803)


Luisa Stolberg, Contessa d´Albany (1752-1824)


Teresa è una delle più care amiche della contessa d´Albany, la quale le è affezionatissima, tanto da confessare, alla morte di Teresa, che questo dolore è secondo soltanto a quello della perdita dell´amatissimo Vittorio.
Teresa muore a soli 48 anni, nel settembre 1802, chi dice per malattia (i senesi la chiamavano la Venere gialla perché era idropica), chi per i duri maltrattamenti di un marito fastidioso, brontolone, avaro e di temperamento violento.
Il suo corpo è portato in processione e sepolto nella cappella del Martirio di Sant´Ansano, vicino a Montaperti, oltrepassato il fiume Arbia.
La contessa d´Albany prende a cuore le vicende dei figli di Teresa, specialmente di Vittorio che le riesce il più simpatico e con il quale intrattiene una lunga corrispondenza.
Per Quirina, sulla cui educazione e preparazione alla vita è stata prodiga di consigli alla madre Teresa, vorrebbe un buon partito.
E la contessa, invitata la ragazza nel suo bel palazzo di Firenze, le combina un matrimonio che le darà sicurezza economica per tutta la vita, ma che renderà l´unione di Quirina infelice come quella della madre.
A Montevarchi una della famiglie più in vista, importanti e ricche è la famiglia Magiotti, di origine in parte locale ed in parte di San Leolino.
Cammillo Magiotti ha un solo figlio, Ferdinando, avuto da donna sconosciuta, demente, scemo dalla nascita.
Una delle sue maggiori preoccupazioni riguarda il patrimonio di famiglia che, in assenza di altri eredi diretti, andrebbe ai parenti giudicati senza mezzi termini avidi.
Le pressioni della contessa e le imposizioni del padre piegano Quirina che l´8 luglio 1802 firma il contratto di nozze. Poco tempo dopo Quirina e Ferdinando si sposano e vanno ad abitare a Firenze.
Da questo momento Quirina si occuperà cristianamente del marito e lo accudirà con bontà ed abnegazione, curando sapientemente ed oculatamente il patrimonio familiare e dividendo la sua vita tra Firenze, Montevarchi ove i Magiotti hanno un palazzetto in via Roma e San Leolino ove la famiglia possiede case e terreni.
Arriva l´estate dell´anno 1812 ed il giorno 8 agosto il capitano Ugo Foscolo ottiene un permesso di otto mesi a mezzo soldo per assentarsi dal Regno per causa di salute. Il permesso è firmato da A. Fontanelli, Ministro della Guerra e Marina.
L´Italia del 1812 non è più divisa in stati e statarelli, ma sotto l´imperatore Napoleone Bonaparte comprende tre grandi organismi: l´Impero Francese (Piemonte, Liguria, Parma e Piacenza, Toscana, Umbria e Lazio), il Regno d´Italia (Lombardia, Veneto, Trentino, Emilia e Marche) ed il Regno di Napoli.
A Firenze, nella residenza di palazzo Pitti, ha la sua corte Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, granduchessa di Toscana.
Il 17 agosto 1812 il Foscolo arriva a Firenze e va ad abitare all´albergo delle Quattro Nazioni, che è il primo della città, sul Lungarno, di fronte al ponte S. Trinita.
Ugo era già stato a Firenze altre due volte, per pochi giorni nel mese di aprile dell´anno 1797 e poi dal 26 dicembre 1800 al 9 gennaio 1801.
Ma adesso è molto malato, soffre di uretrite cronica, è sovente febbricitante, ha l´affanno, gli manca il respiro. Questa malattia lo accompagnerà con alti e bassi per tutto il soggiorno fiorentino e poi fino alla tomba.
In settembre, pur con un occhio al salotto di Elisa, famoso per gli illustri personaggi che lo animano, comincia a frequentare il salotto della contessa d´Albany che lui chiama d´Albania.
Il 4 ottobre 1812 lascia l´albergo delle Quattro Nazioni e dal signor Prezziner affitta un appartamento ammobiliato in Borgo d´Ognissanti, che così descrive "è casa per me quieta, grande, sana, bellissima, presso al passeggio, ed al parco delle Cascine e dell´Arno, elegantemente fornita, e con un giardino indipendente e solitario".
A metà ottobre il tempo a Firenze è pessimo ed il poeta lamenta di dover stare rintanato in casa "sotto il diluvio di tanta acqua per cui l´Arno ier l´altro sera uscì a passeggiare per Firenze".
In una lettera a Silvio Pellico, a Milano, del 16 ottobre 1812 scrive "anche qui da più di due settimane diluvia; il sole si lascia, poco o molto, vedere ogni giorno; ma poi mille nuvole nere lo seppelliscono, e per tre o quattro volte tra il dì e la notte le cataratte si rovesciarono sopra Firenze: l´Arno, fiume bassissimo, soverchiò gli argini, e parecchie case vennero ier l´altro allagate".





Candida Quirina Mocenni Magiotti (1781-1847)


Niccolò Ugo Foscolo (1778-1827)


Quello stesso mese avverrà l´incontro tra Ugo e Quirina, incontro che segnerà la vita di entrambi, sia pure in differente maniera e che, al di là delle alterne vicende e vicissitudini amorose ed economiche, permetterà per il tramite di Quirina di salvare un patrimonio di inestimabili documenti che altrimenti sarebbe andato irrimediabilmente disperso, se non del tutto perduto.
Gli incontri in effetti sono due, l´uno fortuito e l´altro ufficiale.
Quello casuale viene descritto appassionatamente in una lettera di Quirina ad Ugo del 22 marzo 1816. Sono passati due anni e mezzo dal giorno di quella che sarà la definitiva partenza del poeta da Firenze e Quirina, ricevendo il ritratto dell´amato, ricorda il primo incontro per strada, fra Ponte Vecchio ed il Mercato Nuovo.
Ugo e Quirina fanno poi conoscenza nella casa dei signori Cicognara nello stesso mese di ottobre, come ricorda la stessa Quirina in una lettera del 3 giugno 1816.
Ai primi di aprile del 1813 il Foscolo si trasferisce a Bellosguardo, nella villa Calamai, vicino a quella dell´Ombrellino dove abitò Galileo Galilei, ma conserva l´appartamento di Borgo d´Ognissanti per i suoi incontri serali con Quirina.
Ugo infatti scende da lei verso sera, cenano insieme e le tiene compagnia fino a mezzanotte. Quirina sale a Bellosguardo la mattina o il pomeriggio.
Ma queste poche precauzioni non impediscono alle solite voci di popolo di circolare nei salotti fiorentini.
Quel periodo a Firenze è il più felice della vita del Foscolo.
Gode della compagnia quasi quotidiana di Quirina e lavora intensamente. Dalla sua penna escono il carme "Le Grazie", ispirato dalla scultura in marmo che il Canova sta creando e la tragedia "Ricciarda". Completa la traduzione dall´inglese de " Il viaggio sentimentale di Yorich lungo la Francia e l´Italia" di Laurence Sterne sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico e pubblica "Notizia intorno a Didimo Chierico, arguto ed ironico autoritratto nel quale il poeta si descrive come il contrario di se stesso.
Nel 1813, durante una rara visita del Foscolo a Quirina, mentre il pittore Fabre dipinge il ritratto del poeta commissionato dalla duchessa d´Albany, questi scrive di getto il famoso sonetto "Alla donna gentile", ma poi una volta scrittolo e non essendone soddisfatto lo lacera in minutissimi pezzi.
Quirina li raccoglie, li ricompone e conserva il foglio, incollandolo in seguito dietro un ritratto del Foscolo che il pittore Garagalli copia per lei da quello del Fabre, ma in un formato più piccolo.
Quirina lo riceverà soltanto nel 1816 ed il 25 marzo scrive al Foscolo:
" I´ l´ho avuto, i´ l´ho avuto; ti guardo, ti vedo, e mi pare di veder quello, che una volta rincontrandolo fra il Ponte Vecchio e Mercato nuovo, mi fece battere il cuore con tanta veemenza! E allora non ti conoscevo, e allora parlò il cuore prima della testa......".





Il manoscritto del sonetto "Alla donna gentile"
dedicato da Ugo Foscolo a Quirina Mocenni Magiotti

Alla donna gentile

Vigile è il cor sul mio sdegnoso aspetto
E qual tu il pingi, Artefice elegante,
dal dì ch´io vidi nel mio patrio tetto
Libertà con incerte orme vagante.

Armi vaneggio, e il docile intelletto
Contesi alle febee Vergini sante;
Armi, armi grido; e Libertade affretto
Più ognor deluso e pertinace amante.

Voce inerme che può? Marte raccende,
Vedilo, all´opre e a sacra ira le genti:
Siedi Italia, e al flagel l´omero tende.

Pur, se nell´onta della Patria assorte
Fien mie speranze, e i dì taciti e spenti,
Per te il mio volto almen vince la morte
.


Mentre il Foscolo scrive questo sonetto ed il Fabre ritrae il poeta ecco sentirsi a Firenze una fortissima scossa di terremoto che fa tremare la casa di Quirina. Il Foscolo non si muove, il Fabre si ferma un attimo con il pennello in mano per far passare il tremore, prima di riprendere a dipingere, ma nessuno dei due profferisce parola.
Malgrado la malattia e la costante presenza di Quirina, che solo di tanto in tanto si reca a Montevarchi ed a San Leolino per curare gli interessi di famiglia, Ugo trova il tempo di rincorrere e tessere vecchi e nuovi amori con Isabella Roncioni marchesa Bartolommei, Eleonora Nencini, Cornelia Rossi Martinetti, Maddalena Bignami e Lucietta Battaglia.
E´ più forte di lui, fa parte della sua natura ed in una lettera alla Cornelia Martinetti subito dopo il suo arrivo a Firenze, la data è del 19 e 20 Agosto 1812, scrive: "io non posso amare se non altamente, ardentemente, forsennatamente forse; e che l´Amore per me, non è un ragazzo cieco, alato, con l´arco ed i dardi; ma un giovane d´aspetto forte, virile, fierissimo, onnipotente, ed assoluto, e pertinace, e chiaro-veggente, ed armato della clava, e vestito della veste infiammata d´Ercole".
Quirina pazienterà e sopporterà, anche se dopo la partenza di Ugo si lascerà andare nella corrispondenza a qualche sfogo più che giustificato.
Il carteggio tra i due è di una commovente ed estrema bellezza e mette a nudo passioni, aspirazioni, desideri, caratteri, virtù, pregi e difetti dei protagonisti.
Quirina gli scriverà tra lettere dal suo "eremo" di San Leolino, il 12 novembre 1815, il 18 giugno 1818 ed il 15 agosto 1819.
Gli stralci di corrispondenza che seguono devono essere letti ed intesi come frammenti di vita e toccano momenti particolari che consentono di tornare indietro nel tempo ed essere partecipi degli avvenimenti.

1813

In febbraio o marzo Ugo: "esco di casa a vedere una villetta".
Dopo il 30 marzo Foscolo si trasferisce a Bellosguardo.
Il 3 aprile da Foscolo a Silvio Pellico: "sto in una villa dove Galileo veniva a conversare con le stelle" (in realtà Galileo abitò nella villa dell´Ombrellino e Foscolo nella vicina villa Calamai, chiamata anche Bellosguardo e da alcuni confusa con "La Torricella").
Il 15 giugno da Foscolo a Leopodo Cicognara a Venezia: "alla Quirina rendo l´onor suo: non è avara come ho creduto; anzi è generosissima tra le donne, e mi regala starne e beccacce sanesi, e panforte, e parecchi fiaschetti di Montalcino".
Il 25 luglio Foscolo è a Bologna.
Il 28 luglio a Lodi.
Il 30 luglio a Milano.
Lunedì 16 agosto da Ugo a Quirina: "a mezzo settembre sarò senza dubbio a Firenze e ti darò novelle della Ricciarda che si reciterà la prima volta a Bologna".
Il 4 settembre Foscolo è a Milano.
Il 10 settembre a Venezia.
Il 12 settembre a Bologna dove la Ricciarda farà la sua prima comparsa.
Il 12 settembre da Ugo a Quirina: "non vi lasciate scappare la casa sul duomo di cui mi avete scritto, altrimenti andrò alle quattro Nazioni".
Il 19 settembre Foscolo è a Bologna, poi a Firenze.
Il 17 ottobre Foscolo si incontra con Quirina prima della partenza di lei per Montevarchi.
Il 23 ottobre Ugo scrive a Quirina che sta Montevarchi almeno dal 20 e che gli manda la posta a mezzo della marchesa Maddalena Corsi con cui si diceva il Foscolo amoreggiasse.
Il 23 ottobre da Foscolo a Sigismondo Trechi, Milano: "il signor cavaliere Orozco, già ambasciatore e diplomatico spagnolo, ...avendo sgomberato d´una casa ch´io tornando pigliai..."
Il 15 novembre Ugo scrive a Quirina due ore prima di partire: "conservate i miei libri, parte di me e finalmente vi raccomando un rotolo di manoscritti che serberete".

1814

Il 4 febbraio da Ugo a Quirina, da Milano: "vi darò del Voi poiché me ne date l´esempio con tanta insistenza".
Il 4 maggio da Ugo a Quirina da Milano e cambia parere: "mia cara Amica, ricevo oggi una tua lettera, perdonami, ma io voglio darti sempre del tu".
Il 16 maggio da Ugo a Quirina da Bologna nega gli amori con Eleonora Nencini e che sia stato l´amante segreto della signora Maddalena Corsi.
Il 20 maggio da Quirina a Ugo: "vi fo un salutone della Maria Corsi, che è sposa di un Perugino col quale si è impalmata, ma tuttora è in convento nelle Mantellate, aspettando il dì 8 Settembre giorno destinato per la dazione dell´anello".
Il 13 settembre da Quirina a Ugo, una lettera di Silvio Pellico a Stefanino Bulzo raccomanda un suo disgraziato fratello che vive miseramente a Livorno, Luigi Pellico. Quirina parte per Montevarchi.
Il 23 novembre 1814 da Ugo a Quirina: "Pellico non manca d´ingegno; ma è testa confusa, e pecca alquanto di dissimulazione; né ha per anche perduta l´inconsideratezza giovanile".
Il 28 novembre da Quirina a Ugo: "e il Pellico? Ditemene voi qualche cosa. Io lo vedo presso che tutte le sere , ma con quella apparente modestia e semplicità gesuitica, non so cosa mai pensare di lui".
Il 3 dicembre da Ugo a Quirina: "ad ogni modo non bisogna fidarsi di lui (Pellico) a cuore aperto". Per la prima volta gli parla di Silvio, "basta di lui (Luigi). V´avrei parlato diffusamente , perché non avrei potuto dirne se non tutto il bene, d´un suo fratello che ha più ingegno di lui, più sapere, ed animo schietto ed egregio: vive anch´esso in povero stato, ma lo tollera con animo regio e magnifico".

1815

S. Leolino, 12 novembre, da Quirina a Ugo: " dovei andare a´ bagni di Lucca per rimettermi in salute: ma invece di guarire dopo tante bagnature, tornata a Firenze a´ primi di Agosto, ricaddi gravemente malata, ed allora vidi la morte con gli artigli distesi sopra di me , e se ti dicessi tutto quello che ho sofferto , tu avresti dubbio della verità. Ora respiro l´aria della campagna per tentar di guarire perfettamente. Adesso abito nella montagna; il bosco, la solitudine e qualche libro mi bastano". (Vedi fotografia in calce)

1816

Il 6 gennaio da Quirina a Ugo: "oggi ho scritto all´amico tuo Silvio per scuoterlo dal suo letargo; io non sono punto conosciuta da lui e gli parrà strana una lettera che lo richiami al sacro dovere dell´amicizia".
Il 10 gennaio Pellico scrive a Quirina informandola di essersi adoperato, sempre su richiesta dell´amico, per la vendita dei suoi libri lasciati a Milano, ma di non essere riuscito a trovare "chi ne offra qualche moneta". A questa lettera Quirina risponderà offrendosi di acquistarli, esigendo però il segreto sull´acquirente.
Il 12 gennaio da Quirina a Ugo: "e i tuoi libri non temere di perderli; io te li conservo e li riaverai quando vorrai" (sono i libri lasciati a Firenze).
Il 25 gennaio da Pellico a Ugo: "ora sappi, mio caro amico, che se vuoi vendere i tuoi libri, ho trovato chi forse li comprerà" (Quirina li pagherà 1462 Lire italiane, l´equivalente di 1902.10 Lire milanesi).
Il 26 febbraio da Quirina a Ugo, riferendosi alla propria madre: "l´avea ancor io cara e amatissima, e la perdei quando mi era più necessaria, il giorno del mio matrimonio!".
Il 20 marzo Pellico scrive a Quirina in merito all´acquisto dei libri del Foscolo: "l´infelice ignora a qual mano pietosa dovrà questo conforto".
Il 22 marzo da Quirina a Ugo: "tu puoi trovare una compagna che sia degna di te, nobile, giovane, ricca, avvenente, amabile ecc. e farti felice: io non avendo nessuna di queste doti ti sarei a carico come moglie: inoltre ancorché fosse facilissima cosa sciogliermi da quel legame cui non restò avvinta che la mia mano, pure non avrei cuore d´abbandonare mio marito alla poca discrezione de´ suoi parenti, dopo aver promesso a suo padre ormai carico di 83 anni di proteggere il figlio dopo la di lui morte.
Ma siccome sono e sarò sempre libera della mia vita e padrona assoluta delle mie tenui sostanze, e che posso contare sulla pubblica stima, quindi è che invece d´aver alcuna difficoltà di passare i miei giorni teco, io me ne stimerei beata, e al tuo ritorno diverremo compagni indivisibili finché la morte ci divida, o le circostanze ti faccino cangiar di pensiero, nell´ipotesi che ti risolva una volta a maritarti con persona di tuo genio; su di che non sarò mai per distoglierti, perché né l´interesse né l´amor proprio entrano per nulla ne´ miei pensieri, e se mi sarà concesso di consagrarti la mia vita, le mie cure e stare sotto il medesimo tetto, e fare causa, casa e cassa comune, alora sarà bandito il mio e il tuo, e tutto tuo e tutto mio sarà ciò che possederemo; me beata se potrò ottenere d´arrivare.
Al godimento di tanto bene. Ma i miei presentimenti non sono punto lieti.
L´altro progetto di venire a trovarti in Svizzera è impraticabile: l´età di mio suocero e di mio padre ne è il più forte motivo"
.
Il 25 marzo Quirina a Ugo, dopo aver appreso dal Pellico che Foscolo parte per Londra: "dunque parti! Fammi la grazia di mandarmi una vetta de´ tuoi capelli; quelli che mi lasciaste sono finiti, e il cerchietto che tengo sempre è pella seconda volta quasi vuoto di capelli. Io non ti mando i miei ricordandomi del poco conto che faceste dei primi. E non dovevo darteli!
I´ l´ho avuto, i´ l´ho avuto; ti guardo, ti vedo, e mi pare di veder quello, che una volta rincontrandolo fra il Ponte Vecchio e Mercato nuovo, mi fece battere il cuore con tanta veemenza! E allora non ti conoscevo, e allora parlò il cuore prima della testa, ed ora perché quelli stessi palpiti mi fanno balzare la penna, che appena la reggo fralle dita? Il desiderio, la speranza, il timore, il dolore, tutto mi affanna e il tuo aspetto sdegnoso mi annunzia una lontananza prolungata e forse.... Ma eccoti qui davanti a me e la somiglianza non può essere più perfetta; e, lo crederai, non mi arrischio appressarvi i labbri; vi è più anima che corpo in quel ritratto, e mi parrebbe di profanarlo!!"
.
Il 27 marzo da Ugo a Quirina: "il fratello di Pellico, da te conosciuto a Firenze, e che paragonato a Silvio è un cristallo verso un diamante, è ora impiegato a Genova".
Luigi Pellico, era il fratello maggiore di Silvio e di qualche anno più anziano. Arrivò prima di Silvio a Milano e trovò lavoro presso il ministero della guerra. Conobbe e divenne amico del Foscolo il quale lo incoraggiò nelle sue velleità letterarie. Ma dopo qualche tempo, abbandonate le lettere, si lasciò andare ad una vita scioperata e fu costretto a lasciare Milano ed a rifugiarsi a Firenze. Era pieno di debiti che furono faticosamente pagati dalla sua famiglia. Si trasferì in seguito a Genova, diventando il segretario del conte di Revel, governatore della città.
Il 20 aprile da Quirina a Ugo: "di danari non avrò più bisogno: Silvio ha venduto per cento e venti zecchini incirca i libri miei restati a Milano, inoltre n´avrò altrettanti da queste mie edizioni: onde vedi ch´io sono ricco".
Il 3 giugno da Quirina a Ugo: "è qui Leopoldo Cicognara : io l´ho veduto questa mattina devotamente a S. Trinita; avevo desiderio d´abbordarlo, ma non mi sono arrischiata e mi prometto di vederlo domane andando a fare i miei umilissimi ossequi alla Lucietta sua moglie (Lucia Fantinati, seconda moglie): - non ho mai più salite quelle scale da poi che per mezzo loro ti conobbi personalmente, e mi batte il cuore, non so se di dolore o di gioia, pensando di risalirle ma non so il perché, e´ mi par mill´anni di rientrare in quella stanza".
Il 12 giugno 1816 da Ugo a Quirina: "e quando pure io volessi scriverti spesso da Londra, non potrei sempre; ogni lettera costa tre lire di Francia a riceversi; e tre ad impostarsi: e qui a Zurigo costa da dieci soldi per volta; e beato me! perché a Berna a francare due letterine una per Firenze l´altra per Venezia ho dovuto snocciolare da 42 soldi e peggio fanno negli altri cantoni: perché gli ottimi Svizzeri guardano il forestiero come cacciagione; e sta bene chi non vuol venire qui, stiasi a casa sua. Or ne´ cantoni ove non s´ha commercio diretto con l´Italia, la posta si fa pagare a sangue spremuto; solo gli Zurighesi, perché sono tutti quanti mercanti, e trafficano di là dalle nostre Alpi, sono modesti nella tariffa delle affrancature perché toccherebbe di pagarle anche a loro".
Il 29 luglio da Quirina a Ugo: "io faccio da madre e da infermiera a Stefanino molto malato e che ci vorrà un mezzo miracolo per farlo risorgere. I cattivi compagni; gli stravizi del passato carnevale a Livorno, la tavola, il giuoco, e le donne lo hanno rovinato forse per sempre, perché non si è curato in tempo, e il male avendo preso piede è difficile sradicarlo dalla massa del sangue. Sono pochi giorni che è qui ed ha avuto la bontà di ricordarsi che io lo avrei potuto, voluto e saputo assistere e confortare, e gli sono stata grata della preferenza che mi ha dato nel mandarmi a chiamare; e vado volentieri e ci anderò e lo custodirò come figlio, e ne ha bisogno perché non è che una larva". (Stefano Bulzo di Zante, cugino del poeta, fratello i Dionisio Bulzo che lo aveva affidato al Foscolo perché lo avviasse agli studi o lo educasse, muore a Firenze il 19 agosto; i Bulzo erano cugini di Foscolo).
L´11 settembre Foscolo arriva a Londra.
Il 4 ottobre da Quirina a Ugo: "lunedì 7 stante vado a Montevarchi, e ci sarei a quest´ora se Silvio non mi avesse scritto di venire a Firenze con il Conte Porro alla fine di Settembre; ma siamo già al 4 Ottobre ed io non posso trattenermi di più perché ho bisogno di respirare un´aria più elastica, e di essere sola e lontana dalla Capitale ove, da che tu ne partiste, non ho trovato mai una vera consolazione permanente, né la mia anima ha trovato ove accostarsi" (Silvio Pellico aveva annunziata una visita a Quirina scrivendole da Varese il 10 settembre 1816, ma in data 1° ottobre le comunicava che il conte Porro sarebbe partito il 2 chiamato da certi suoi premurosi affari, che non gli permettevano di condurre con sé il Pellico).
Il 7 ottobre 1816 Quirina a Ugo: "io ti scriverò dalla campagna con più agio, e mi par mille anni di esserci per godere l´aria pura e tranquilla, e trovare un nuovo mondo non abitato dai pedanti, letterati, medici, ec., ec.".
Il 23 novembre Quirina a Ugo: "appena tornata dalla campagna .....qui abbiamo quest´anno una carestia decisa mancando pane, vino e olio. Il vino si paga dieci scudi e l´olio ventisei scudi due barili, ossia 16 fiaschi. Tutto ha un prezzo eccessivo. I frati e le monache sono tornati a´ loro conventi, ma credo che la fame li rimetterà tutti fuori, perché non gli hanno assegnato che nove crazie al giorno".
Il 21 dicembre da Quirina a Ugo: "Silvio che ti ama e che io amo per te senza conoscerlo".
Dal 7 novembre 1816 al 25 marzo 1817 Quirina non riceve più lettere dal Foscolo.

1817

Il 4 maggio da Quirina a Ugo: "noi siamo frattanto attaccati da una febbre petecchiale, che uccide i troppo deboli e i troppo sanguigni, e fa strage orrenda di giovani e vecchi...la carestia è al colmo e il malumore generale".
L´8 luglio da Ugo a Quirina: "verso la fine di Luglio o poco dopo m´avvierò per Marsiglia ove m´imbarcherò per Livorno, ed arriverò a Firenze a rivederti innanzi di viaggiare verso le Isole Greche. La morte della mia povera Madre...".
Il 27 dicembre da Quirina a Ugo: "sono già quattro mortali mesi che non ebbi mai più tue novelle..... sono stata 3 mesi in campagna e nella mia campagna ove regno sola per la seguita morte di mio suocero, e come curatrice ed amministratrice della persona e beni di mio marito che vive meco come corpo diviso dall´anima. Io ti aspettava in quella beatissima solitudine a divider meco gli ozj e le cure della villeggiatura".


1818

Il 13 febbraio Quirina si lamenta con Ugo perché ancora senza lettere.
Il 20 febbraio finalmente Ugo scrive a Quirina.
Il 27 maggio da Quirina a Ugo: "ho cambiato di casa, non più in Via de´ Servi (passato il canto di Via del Ciliegio), ma in Via Borgo Pinti, n. 6649. Ho un giardino, un quartiere a mezzogiorno, un pozzo d´acqua fresca e sono beata con le mie tortorelle, i colombi, gli uccellini ecc. Domane vado alla mia campagna, ove starò un mese a fare la romita e a nojarmi col mio imbecille marito, che per simpatia ha quasi resa stupida ancor me".
Il 18 giugno, da S. Leolino, Quirina a Ugo: "ed anche la mia famiglia conta un uomo celebre nella persona di Raffaello Magiotti Sanleolini amico e sommo scolare di Galileo (frate della congragazione di San Luca, Montevarchi 1597 - Roma 1658)... a San Leolino mi trovo, e il non vedere le ambizioni e le spiacevolezze ed i facti de´ nostri cittadini mi è di tanta consolazione nell´animo, che se io potessi far senza udirne cosa alcuna, credo che il mio riposo crescerebbe assai. In iscambio de´ solleciti avvolgimenti e continui de´ cittadini, veggio campi, colli, arbori di verde frondi e di fiori varj rivestiti , cose semplicemente dalla natura prodotte, dove ne´ cittadini sono tutti atti fittizj: odo cantare rosignoli e li altri uccelli......". (Vedi fotografia in calce)

1819

Il 18 gennaio da Quirina a Ugo: "io volerei preso di te per levarti dal sepolcro e farti rivivere nella domestica, affettuosa corrispondenza d´affetti; ma oltre ad essere donna sono anche inceppata dalla tutela che ho di mio marito, per la quale non potrei intraprendere un lungo viaggio né starmi teco quanto vorrei nel tempo che desidererei starci per tutto il corso della mia vita".
Il 15 agosto, da S. Leolino, Quirina a Ugo: "varj dispiaceri fra i quali il più forte la perdita di un fratello, mi determinarono di venire alla mia campagna ove starò almeno fino alla metà di Novembre che saranno allora quattro mesi e mezzo di perfetta solitudine, a meno che la bionda Caterinella già fatta da marito, e che ti saluta cordialissimamente. Essa è uscita dal Monastero e sta a tenermi fredda compagnia". (Vedi fotografia in calce)

1820

Il 22 marzo da Quirina a Ugo: "sto in via del Giglio, palazzo Baldini, n° 4616, secondo piano".
Segue un lunghissimo periodo di silenzio del Foscolo, dal 3 luglio 1819 al 3 novembre 1821, ultima lettera.

1821

Il 9 maggio da Quirina a Ugo: "fu incarcerato il povero Silvio Pellico or già sono quasi sei mesi.....
vado in campagna dentro il mese presente , ove starò fino a mezzo autunno....... consolami nel mio romitorio, te ne prego"
.
Il 10 settembre 1827 Ugo Foscolo, povero e malato, muore in Inghilterra nel villaggio di Turnham Green. Ha 49 anni.
E´ sepolto nel piccolo cimitero di Chiswich, vicino Londra, alla presenza di pochi amici.
La sua salma viene traslata a Firenze in Santa Croce nel 1871 e da allora riposa vicino a quella di Vittorio Alfieri, che tanto ammirò in vita e che non poté mai conoscere.
Gli sopravvive di poco la giovane figlia Floriana, incontrata in Inghilterra e che fu vicina al padre fino alla fine. Floriana fu la sua unica figlia, frutto di un amore per Fanny Hamilton, un´esule inglese conosciuta in Francia a Valenciennes, nelle Fiandre.
Di Floriana si occupa un intimo amico del padre, il canonico Riego, che alla morte della giovane si trova in possesso di tutti i manoscritti foscoliani ivi raccolti.
Per fortuna il canonico li cede per una modica somma ai signori Capponi, Mayer e Bastogi i quali nel 1844 li fanno trasferire nelle sale dell´Accademia Labronica di Livorno, dove si trovano tuttora.
Anche Quirina si interessa delle sorti di Floriana, disposta ad accoglierla ed ospitarla a Firenze, ma non ne ha il tempo.
Gli ultimi anni di Quirina si presentano tranquilli dal lato economico, ma tristi per la perdita dell´amico il cui culto terrà vivo fino alla morte, con parole ed opere.
Il testamento di Cammillo Magiotti redatto quasi nello stesso tempo anche da lei, certamente esisteva un accordo tra suocero e nuora, garantiva infatti a Quirina una buona rendita ed al marito Ferdinando continue cure ed attenzioni fino alla morte.
Il 3 luglio 1847 Quirina muore a Firenze prima del marito. Aveva 66 anni.
E´ sepolta nella chiesa di Santa Maria Novella, nel chiostrino dei morti e ricordata da una semplice lapide: "Candida Quirina Magiotti nata Mocenni di Siena defunta il 3 luglio 1847".
Poco oltre l´ingresso di San Leolino, dalla parte del castello, sul muro di una casa che fronteggia quella che un tempo fu di Quirina, una lapide presenta San Leolino come la dolce collina del Foscolo.
I paesani sono convinti che il Foscolo vi abbia dimorato lungamente, e lo leggiamo su tutti i libri, confortati da una tradizione orale che attribuisce al poeta anche un figlio illegittimo avuto a San Leolino con Quirina ed ivi allevato segretamente e di cui oggi vi sarebbero i pronipoti.
Un soggiorno del Foscolo a San Leolino od una breve visita non sono suffragati da alcun documento, ma non possono essere neanche motivatamente negati.
A rigor di logica si osserva che il personaggio era molto famoso ed una sua visita non sarebbe certo passata inosservata. Il Gonfaloniere di Bucine, il Parroco di San Leolino, le importanti famiglie locali, Corsi, Sanleolini, non si sarebbero fatta sfuggire l´occasione e ne sarebbe rimasta sicuramente una traccia certa.
Inoltre in quel periodo era assiduo di San Leolino, ove aveva notevoli interessi agricoli, Cammillo Magiotti, padre di Ferdinando e genero di Quirina. Il settantanovenne Cammillo deve aver chiuso diversi occhi a Firenze ma, dati i tempi, non avrebbe certo tollerato pettegolezzi in un paese piccolo come San Leolino. Ed a San Leolino Quirina portava spesso Ferdinando, nella buona stagione, per l´aria fina e per tenerlo lontano dal caldo e dalle chiacchiere di Firenze.
I primi tempi, quelli del grande amore, quando Quirina si doveva recare a Montevarchi od a San Leolino per curare gli interessi di famiglia, il Foscolo la accompagnava fino alla "barriera" di Firenze e poi se ne tornava a casa.
Ma l´aspetto più importante che rende improbabile una visita a San Leolino od una gita a Montevarchi, è rappresentato dallo stato di salute del poeta. In tutto il periodo fiorentino, pur con alti e bassi egli stette sempre male e gli riuscivano gravosi non solo i viaggi, ma anche le gite. Forse ne fece solo una che definisce "romanata nei dintorni di Fiesole" con le signore Orozco, alloggiate come lui alle Quattro Nazioni, ma pare sia andata a monte.
Foscolo si mosse raramente dalla sua casa a Bellosguardo, non solo perché stava male, ma anche perché Quirina lo andava a trovare molto spesso, preferendo la solitaria posizione di Bellosguardo alla sua casa cittadina.
Inoltre il periodo fiorentino fu come si è visto un periodo di continua ed alacre fatica letteraria, interrotta unicamente per un viaggio di lavoro che lo terrà lontano da Firenze dalla fine di luglio alla metà di settembre dell´anno 1813.
Ma forse può dare maggiori indicazioni la lettera del 2 marzo 1818, giorno di Pasqua, nella quale Quirina scrive testualmente: "ho quasi riso sdegnosamente del tuo dubitare di persecuzioni venendo in Toscana. Un passaporto qualunque basta a farti essere tranquillo, il viaggio te lo pagherò io.... Se vorrai vivere alla campagna, io ne ho una ritiratissima da offrirti ove starai, e dove non ti mancherà nulla..."
Ora se il Foscolo fosse stato a San Leolino e quindi lo conoscesse, Quirina non gli avrebbe descritto la sua campagna in questo modo, con una frase che sembra chiaramente destinata a chi in quei luoghi non è stato mai.
E per quanto riguarda un figlio, sarebbe stato molto difficile nascondere una gravidanza perché dopo la partenza del Foscolo ella continuò a ricevere amici e letterati nel suo salotto ed apri nella sua casa una specie di accademia di letteratura destinata alle signore e signorine della Firenze bene.
E se veramente avesse avuto un figlio non lo avrebbe certo tenuto nascosto al poeta, in nessuna delle lettere se ne parla, ed anzi questo evento sarebbe stato un valido motivo per forzare il ritorno del Foscolo in Toscana. In una sua missiva Foscolo aveva scritto a chiare lettere che mai e poi mai avrebbe generato un figlio in una terra oppressa dallo straniero. L´unica figlia, Floriana, la ebbe in Francia nel 1804, quando aveva 26 anni. Poi si ammalò, e di una malattia che non rendeva certo facili i rapporti con le donne.
Tornando al soggiorno o meno del Foscolo a San Leolino, non bisogna dargli troppo peso. E´ un fattore di scarsa rilevanza. Garibaldi ha dormito in quasi tutte le case delle città e dei paesi d´Italia, ma non per questo il posto è divenuto importante.




La casa di Quirina Magiotti a San Leolino, Via Ugo Foscolo (già Via della Chiesa). In questa casa,
nell´Aprile del 1846, Quirina ricevette la visita di Silvio Pellico e della Marchesa Giulia Falletti di Barolo.
Casa Magiotti è stata costruita sulla cinta muraria del Castello.


Invece Quirina ed il suo rifugio, il suo eremo di San Leolino, lo sono e per motivi molto più validi e che permettono, questi sì, di chiamare il paese "La verde collina del Foscolo".
Nessun´altro come Quirina, scientemente, pazientemente, con sacrificio, ha dato un sì valido contributo per la raccolta, la tutela e la conservazione delle opere del Foscolo.
Quirina infatti ha serbato gelosamente i libri che il Foscolo le ha donato, alcuni dei quali con dedica autografa, i libri della biblioteca fiorentina del Foscolo, alcuni dei quali postillati dal poeta, segretamente acquistati da Quirina tramite il Pellico e numerosi manoscritti di interesse foscoliano. Quirina ha inoltre copiato tutte le lettere che le ha scritto il Foscolo ed ha conservato tutte le lettere di Silvio Pellico, alla "Ottima Quirina" dal 1816 al 1849, con l´elenco dei libri del Foscolo ancora giacenti presso il Pellico.
Alla sua morte tutto questo patrimonio letterario viene ereditato dalla nipote Ernesta, madre del pittore Diego Martelli.
Nel suo testamento del 31 dicembre 1894, a rogito del notaio Giuseppe Malenotti, il Martelli lascia alla biblioteca Marucelliana di Firenze tutte le sue carte, comprese quelle di Quirina.
Nella stessa biblioteca, nel luglio di quest´anno, è stato trovato un documento che veniva cercato da oltre duecento anni, un documento di cui esistono solamente tre copie: il "Diario italiano", giornale politico e letterario diretto da Ugo Foscolo. Ebbene anche questo era tra le carte gelosamente conservate e custodite da Quirina. Le copie in questione sono quelle del 12, 14 e 16 dicembre 1803; poi il giornale non fu più stampato a Milano per mancanza di fondi.
E´ giusto ricordare questa stupenda figura di donna che il Foscolo chiama amica, amante, madre, sorella, con una lettera del poeta a lei indirizzata e con le tre lettere che Quirina gli ha inviato da San Leolino.
Tutta questa documentazione è disponibile presso l´archivio della Pieve di San Leolino.





Busta della lettera inviata da Bologna da Ugo Foscolo
a Quirina Magiotti a Firenze il 25 Luglio 1813. Foscolo
sbagliò nello scrivere con due emme il cognome di Quirina


Lettera inviata da Bologna da Ugo Foscolo a Quirina
Magiotti il 25 Luglio 1813



Busta della lettera inviata da San Leolino da Quirina
Magiotti ad Ugo Foscolo a Londra il 15 Agosto 1819


Lettera di Quirina Magiotti ad Ugo Foscolo
scritta a San Leolino il 12 Novembre 1815


Lettera di Quirina Magiotti ad Ugo Foscolo
scritta a San Leolino il 18 Giugno 1818


2° foglio della lettera del 18 Giugno 1818



3° foglio della lettera del 18 Giugno 1818



Lettera di Quirina Magiotti ad Ugo Foscolo
scritta a San Leolino il 15 Agosto 1819
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